Il tuo unico vizio
Premessa: questo post parla di alcol ma è adatto a qualsiasi vizio tu abbia, che sia alcol, fumo o qualche altro tipo di droga.
Inverno 2021, venerdì sera in tempi di Covid e coprifuochi
«Dai mamma! Basta bere la birra!!»
«Ma insomma, lasciatemi in pace, bevo poco e solo il fine settimana… è l’unico vizio che mi è rimasto!»
«Ma papà non beve…»
«Papà è più bravo…»
No, penso io. Non sono più bravo, è solo che so di non aver bisogno di un vizio…
Il vizio
Il 90% della popolazione beve alcolici in qualche misura. Credo che nella mia terra, il Veneto, siano almeno il 98%!. Quando sei in compagnia e affermi che sei astemio (anche se non mi piace questo termine, preferisco sobrio) le persone ti guardano strano. Qualcuno scherzando ti chiede se stai male…
D’altra parte, come ha detto mia moglie rivolgendosi ai miei figli, per molti bere alcolici è l’unico vizio che hanno, e le persone si rilassano con una qualche birra o un bicchiere di vino.
Ma ti sei mai chiesto perché le persone hanno bisogno di un vizio?
Io sì e mi sono dato anche qualche risposta, credo molto plausibile e voglio condividerla con te. Sarà illuminante, te lo assicuro.
Prima però capiamoci un attimo…
Perché si inizia a bere alcolici?
I motivi sono molteplici, ma in modo semplice e diretto apprendiamo fin da piccoli che la birra, per esempio, è buona e dissetante. (Anche se in realtà qualsiasi bevanda alcolica disidrata).
Poi impariamo che un buon bicchiere di vino ci rilassa, calma i nervi(?), e ci da coraggio per affrontare le nostre inibizioni.
E poi… poi ci guardiamo attorno, osserviamo come si comportano gli adulti, specie i nostri genitori, ed impariamo una lezione che rimane come una radice di un albero nella nostra mente: bere è essenziale per la vita sociale, per rendere migliori le occasioni conviviali con amici e parenti.
Anzi, senza bevande alcoliche una festa non è una vera festa. D’altra parte: che cena sarebbe senza una buona bottiglia di vino?
Questo è l’imprinting con il quale cresciamo ed è proprio questa radice che sta alla base del luogo comune secondo il quale abbiamo bisogno di un vizio.
Dietro questo bisogno così diffuso, dietro questa affermazione dietro la quale si nascondono in tanti e dove non c’è quasi obiezione, si cela un presupposto, una convinzione sulla quale si fonda il successo della tossicodipendenza da alcol e in generale di tutte le tossicodipendenze compresa quella da nicotina.
Seguimi…
Se abbiamo bisogno di un vizio per rilassarci il venerdì sera o per essere appagati da una cena evidentemente ci manca qualcosa, cioè abbiamo bisogno di un qualche “ausilio esterno” per poterci rilassare, o divertirci.
Cioè, in pratica, è come se avessimo delle “mancanze” dalla nascita che non ci permettono di godere appieno di un’occasione conviviale. Altrimenti perché una festa non è una vera festa senza l’alcol?
Da soli quindi non siamo in grado di ottenere quella rilassatezza e quel benessere che sembra regalarci una sostanza stupefacente come l’alcol.
E’ interessante però osservare come quando eravamo bambini nessuno aveva mancanze psicologiche che doveva compensare con l’alcol, il fumo o qualche tipo di droga.
Tuttavia gli adulti che vediamo e dai quali assorbiamo ci comunicano proprio questo: ci manca qualcosa e quindi beviamo. La comunicazione di questo messaggio è sottile ma molto potente.
Così un po’ alla volta ci convinciamo anche noi di avere delle mancanze da compensare e alla fine, quindi, di aver bisogno di un vizio. E poi che cosa succede?
Una prigione che non capiamo
Succede qualcosa che non riusciamo a capire, finiamo in una trappola che non riusciamo a decifrare e che ha pure un suo senso ironico.
Cresciamo e cominciamo quindi a bere (o a fumare, o a drogarci) come fanno tutti (o quasi). Qualsiasi sostanza che cominciamo ad usare crea poco a poco e in modo quasi impercettibile un “senso di mancanza di qualcosa”, una percezione che sta alla base di tutte le tossicodipendenze.
L’alcol, (come il fumo) genera naturalmente dipendenza e questa dipendenza a livello concreto si traduce appunto in questa sensazione molto lieve (all’inizio) di voglia di bere (o di fumare), cioè appunto in quella sensazione di mancanza di qualcosa.
Poi questa sensazione si confonde perché si interseca con altre sensazioni di bisogno, come per esempio il bisogno di rilassarsi dopo una giornata o settimana faticosa.
Questo è il motivo per il quale un qualsiasi bevitore pensa molto spesso ad un bevanda alcolica per rilassarsi, (e non a mangiarsi un gelato o fare una passeggiata) perché porta con se la sensazione di mancanza di alcol, un bisogno impercettibile e latente che si fonde con altri bisogni.
Così inserendo nella nostra vita l’alcol, indovina un po’ cosa andiamo a creare?
Esatto! Andiamo a crearci una mancanza che prima non avevamo.
Tuttavia siamo sempre stati convinti fin da piccoli di avere delle mancanze, di avere bisogno di un appoggio esterno e così, ironia della sorte, quella convinzione con la quale siamo cresciuti viene confermata dalla mancanza che abbiamo creato inserendo l’alcol nella nostra vita.
E il gioco è fatto!
Dopo essere stati convinti di avere delle carenze, sentiamo pure di averle davvero e dopo che le abbiamo create inserendo l’alcol nella nostra vita, diamo poi il merito allo stesso alcol di compensarle. E il cerchio si chiude.
Ed invece, guarda un po, è proprio l’alcol che attraverso il meccanismo della dipendenza crea questa sensazione di mancanza che ci portiamo dentro tutta la vita e continuiamo ad alimentare bevendo e molto spesso espandendola attraverso il meccanismo dell’assuefazione che ci porta a bere sempre di più o ad aumentare il grado delle bevande che ci concediamo.
E c’hai voglia poi a limitarti, a bere solo il fine settimana o solo in determinanti periodi, è tutta una sofferenza inutile. E’ come voler coprire una voragine che si allarga sempre di più con qualche secchiello di sabbia.
E poi c’è un altro aspetto, anche questo sottile ma molto importante.
Vuoto sopra vuoto
Cresciamo, affrontiamo la vita e passiamo momenti di gioia, gratitudine, divertimento, piacere, conforto. Ma anche momenti e situazioni di sofferenza, di sconforto, lutti, separazioni, delusioni, frustrazioni.
Insomma ognuno deve affrontare dei vuoti, delle mancanze vere.
Però è successo che abbiamo appreso ad usare l’alcol per colmare le mancanze e di conseguenza lo faremo anche per colmare i veri vuoti che la vita poi ci mette di fronte.
Questo sistema di “cura” non ci permette di entrare in contatto con noi stessi.
Ci affoghiamo nelle bevande alcoliche e non ci permettiamo di affrontare le nostre mancanze con le nostre risorse autentiche. E così invece di entrare nei nostri vissuti buttiamo la sabbia sotto il tappeto e non viviamo appieno. L’alcol è un anestetico che non ci permette di vivere davvero.
Il risultato poi sarà che i nostri problemi si amplificheranno senza soluzione e nel frattempo ci debilitiamo fisicamente e mentalmente.
Un gioco di sottrazione
Cos’è per te la felicità?
La felicità per me è tante cose, prima di tutto è la capacità di riuscire il più possibile a vivere il presente, perché molto spesso siamo imprigionati nei pensieri delle nostra mente che ci creano emozioni negative.
Vaghiamo tra il rimuginare per il passato e la preoccupazione per il futuro e questo ci rende tristi e ansiosi.
Ma la felicità per me è anche un “gioco di sottrazione”. Meno bisogni = più felicità.
E parlando di bisogni, ce ne sono alcuni per cui vale assolutamente la gioia togliere. Sono i bisogni inutili creati dalle tossicodipendenze, che ci creano quelle mancanze che pensiamo di avere ma che per fortuna non abbiamo.
Oggi so che una buona quota della mia serenità interiore è dovuta proprio al fatto di essermi liberato dalle tossicodipendenze che governavano la mia vita, droghe, alcol e fumo. Mi sento leggero come una piuma e ho scoperto una nuova giovinezza.
Però voglio essere del tutto sincero: ci sono alcuni momenti (sempre meno) in cui convivo con qualche piccola voglia di bere, anche perché le occasioni ci sono sempre e il condizionamento è enorme e pervasivo.
Però in quegli stessi momenti di piccole voglie guardo i bevitori intorno a me e con un sorriso penso: fantastico, io non ne è ho più bisogno! Sono libero!
Chi Sono
Sono Leonardo Brunetta, ex fumatore ed esperto in tossicodipendenze. Aiuto le persone a compiere il proprio cambiamento trovando la libertà dalla dipendenza, così che possano donare a se stesse a al mondo che le circonda salute, amore, benessere, coraggio, vitalità e la voglia di coltivare il cambiamento.